Aokigahara

La foresta dei suicidi

Paolo Pulcini

1/2/20253 min read

Molti sono i luoghi dove realtà e mistero si intrecciano, ma esiste una foresta dove la morte sembra essere l'unica vera linfa: AOKIGAHARA: la foresta dei suicidi

Giappone, il fascino del monte Fuji da sempre attira a se un gran numero di turisti ed escursionisti, ma alla base di questo monte vi è una zona dove, l'atmosfera e la vegetazione, sono ben diverse dal resto della montagna. Anno 864, l' eruzione di un piccolo vulcano appendice al monte Fuji crea la base lavica dove per oltre 3000 ettari si formerà l'attuale foresta. La vegetazione oggi risulta fitta ed intricata, tanto da sembrare sia inaccessibile che, una volta riusciti ad inoltrarvi, senza via di uscita. Difficile avere punti di riferimento e, a complicare ulteriormente le cose, in gran parte della foresta avvengono fenomeni di forte magnetismo, causati dalla presenza di grandi concentrazioni di ferro che interferiscono su bussole e molte strumentazioni. Anche la luce in diversi punti fatica a penetrarvi ed in periodi invernali, a rendere tutto più tetro, numerosi banchi di nebbia. Proprio per questa fitta e particolare crescita della sua vegetazione viene anche conosciuta con il nome di Jukai (mare di alberi). Quello che però ormai da diversi anni rende tristemente caratteristico questo posto è il numero di suicidi che avvengono al suo interno. La sua storia sinistra però parte da lontano quando, già dal XVI secolo vi venivano volontariamente a morire anziani e malati per non pesare sulle proprie famiglie già allo stremo a causa di una forte crisi che stava riducendo alla fame gran parte della popolazione. Questi ubasute (donne anziane abbandonate) sembra fossero le prime vittime della foresta. Da lì in molti incominciarono a credere che la foresta fosse infestata, ma il soprannome di foresta dei suicidi incominciò dopo il 1960 con l'uscita del romanzo “Nami no to” dove si narra la storia di due amanti che finiranno suicidi nella foresta. Negli anni successivi alla pubblicazione del libro i casi di suicidio aumentarono vertiginosamente, ultimi resoconti parlano di oltre cento suicidi l'anno molti dei quali concentrati nel mese di marzo (mese che coincide con la chiusura dell'anno fiscale), tale fenomeno ha fatto si che lungo i sentieri battuti della foresta ci si possa imbattere facilmente in cartelli che invitano ad evitare di inoltrarsi e soprattutto a ripensare all'eventuale proposito di suicidarsi cercando invece aiuto nella polizia o nei medici.

Purtroppo però i decessi non sembrano ridursi ed i casi di impiccagione o morti per overdose di farmaci sono sempre più frequenti tanto da aver dovuto formare personale apposito che batta a tappeto gran parte della foresta in cerca di nuovi cadaveri o persone intente a suicidarsi. Molte vittime però non sono riconducibili a suicidi, infatti recentemente si sono trovati cadaveri di persone che sembrano essere rimaste intrappolate nella foresta per perdita di orientamento, da qui la leggenda incomincia a raccontare che la foresta non sia abitata da semplici spettri di morti (shiryo), ma bensì da Yurei spiriti oscuri, spiriti di morti trasformatisi in spiriti molto arrabbiati perchè non capaci di lasciare, non solo la foresta, ma il mondo dei vivi inducendo visioni o divertendosi a modificare l'aspetto della vegetazione per indurre altri malaugurati a perdersi. Non si conoscono esattamente le motivazioni sul perché si scelga questo luogo per decidere di compiere questo estremo atto, ma i ritrovamenti di lettere, messaggi e maledizioni rivolti alla società, al governo e a relazioni terminate, danno molte risposte sulle motivazioni, non mancano però anche casi dove molte persone decidono volontariamente di inoltrarsi, ignorando qualsiasi cartello di divieto, senza più uscirvi e senza lasciare alcuna spiegazione. Una curiosità è il continuo ritrovamento nella foresta di lunghi nastri a segnare dei percorsi, infatti molte persone decidono di andare in perlustrazione cercando di avanzare nel “labirinto” di alberi e vegetazione con l'ausilio di fili colorati che lungo il cammino vengono annodati sui rami più esili per ritrovare facilmente e rapidamente la via del ritorno, ma per quanto possano sembrare utili, in realtà le autorità e i ranger non gradiscono tale espediente tagliando di continuo tali nastri per la tutela della stessa vegetazione, infatti gran parte della foresta è zona protetta e non accessibile senza trascurare il fatto che, seguire tali nastri, potrebbe indurre a tentare di raggiungere zone sempre più pericolose divenendo le nuove vittime “involontarie” della foresta.